Come Calcolare i Costi di Gestione del Bar

Gentili lettori, all’interno della guida che seguirà ci occuperemo di gestione economico-finanziaria di un bar. Andremo a vedere come poter calcolare i costi di gestione che derivano da un’attività imprenditoriale come questa.
La risposta che ne uscirà fuori, spero che risulti essere di facile comprensione ed anche sintetica nel suo contenuto complessivo.
Vi auguro una buona lettura.

Ora, dopo aver dedicato il passo introduttivo di questa guida alla comprensione generale del tema che andremo a trattare dettagliatamente nel presente passo ed in quelli successivi, possiamo finalmente entrare nel particolare. Come si fa a calcolare i costi di gestione di un bar?
Vediamolo insieme.
Prima di tutto, per fare un’analisi seria, dobbiamo comprendere il contesto sociale in cui il bar si trova. Questo aspetto è fondamentale, perché non potremo prendere in considerazione dei parametri uguali per bar di portata differente in quanto a quantitativo di potenziale clientela. Un bar cittadino, quindi, avrà un’analisi differente e costi differenti rispetto ad un bar paesano.

Il calcolo totale dei costi di gestione deriva dalla considerazione di costi fissi e variabili, che sono:
-i costi di locazione del fabbricato dove far funzionare il bar, che è variabile a seconda della zona scelta per far sorgere l’attività commerciale;
– i costi riguardanti il personale, che variano a seconda della clientela che si riesce ad assorbire, perché al crescere della domanda di servizi, l’offerta deve adeguarsi, per non rischiare di uscire fuori mercato per mancanza di fattori fondamentali come competenza e produttività;
-Le materie prime, che derivano anch’esse dalla domanda prodotta dal flusso di clientela
-La manutenzione ordinaria del fabbricato, che generalmente non spetta al proprietario, ma spetta al soggetto che lo prende in locazione;
-Servizi d’utenza, come le spese per la luce, l’acqua ed il gas;
-Imposte varie, tra IVA, imposte comunali (come la tassa sui rifiuti);
-Contributi vari agli enti statali;
-Spese inerenti a commercialisti.

La domanda è: il gioco, vale realmente la candela?
Una volta che si comprende il possibile giro d’affari, che per esempio possiamo considerare in 180 mila Euro, dobbiamo considerare che le uscite complessive non possano essere inferiori ad un massimo di 150 mila Euro.
Considerando un valore di 1000 € al mese di locazione, 3000 € per spese inerenti alla manutenzione ordinaria, 5000-6000 € per bollette d’utenze varie, 3000 € di spese per il commercialista, il 10% di IVA sul fatturato che è comunque variabile, i costi sulle materie prime che sono anch’esse variabili, i contributi previdenziali.
Un utile di 60 mila o 70 mila Euro potrebbe essere soddisfacente. Ciò dipende dal numero di dipendenti assunti perché, nel caso fossero più della media, questa cifra potrebbe non risultare sufficiente a soddisfare i bisogni imprenditoriali, e impedirebbe del tutto investimenti pluriennali atti al miglioramento globale dell’attività.